Abbiamo provato Google Bard: basta una VPN e potrete accedere in anteprima al rivale di Chat GPT

Abbiamo provato Google Bard: basta una VPN e potrete accedere in anteprima al rivale di Chat GPT

Abbiamo provato Bard di Google, un chatbot davvero molto simile a ChatGPT che però non è ancora stato rilasciato in Italia.

Durante l’evento Google I/O 2023, l’azienda ha comunicato di aver aperto Bard a 180 Paesi in tutto il mondo ma l’Italia, e l’Europa in generale, non sono ancora supportati.

Come si fa a provare Google Bard quindi?

Proprio come abbiamo fatto con ChatGPT durante il periodo in cui era stato bloccato in Italia, è bastato accedere a Google Bard tramite una VPN per riuscire ad utilizzare questo fantastico servizio di intelligenza artificiale. Noi abbiamo utilizzato NordVPN impostando un server americano e come per magia la pagina ufficiale ci ha permesso di effettuare l’accesso e di proseguire con l’utilizzo del chatbot: https://bard.google.com/

Come appare Google Bard

L’interfaccia grafica è molto simile a quella di Chat GPT. Troviamo una barra laterale a sinistra, con la cronologia ed altri link, e poi una sezione più grande a destra in cui possiamo scrivere le nostre domande e leggere le risposte fornite da Bard.

La pagina è prevalentemente bianca, con il classico stile di Google, ma con un tasto potremo attivare il tema dark che sostituirà lo sfondo rendendo il tutto prevalentemente nero.

Prima di accedere a Google Bard, apparirà un’informativa sulla privacy. Per poter premere il tasto “Accetto” bisognerà prima leggere tutto il testo. Questo garantisce il rispetto delle norme sulla Privacy in molti Paesi ma probabilmente c’è ancora qualcosa da fare per quanto concerne il GDPR europeo. Per evitare di essere bloccato in Europa o in Italia, Google si sta prendendo del tempo al fine di adattare Bard alle varie normative vigenti. A questa richiesta, lo stesso Bard conferma:

Google is working to comply with the General Data Protection Regulation (GDPR) in order to make Bard available in Italy. The GDPR is a European Union law that regulates the processing of personal data. Google is also working to obtain additional licenses or certification in order to operate Bard in Italy.

Come funziona Bard?

Malgrado la sua “giovinezza”, Google Bard è già superiore a ChatGPT. In primo luogo è molto più veloce e fornisce risposte con tempi inferiori anche rispetto alla versione di ChatGPT-4 a pagamento.

Il chatbot di OpenAI non può accedere ad internet e le sue conoscenze sono limitate a qualche anno fa, Bard invece si può servire di internet e non avere alcun tipo di limite quindi può rispondere a molte più domande effettuando anche ricerche sul web.

Quando fornisce risposte basate su articoli disponibili in alcuni siti web, viene mostrato anche l’elenco delle fonti. Quando invece è tutta farina del suo sacco, non vengono mostrate fonti esterne ma appare un tasto “Google it” che permette di cercare la stessa cosa anche sul motore di ricerca, suggerendoci 3 possibili frasi o keyword da inserire nel motore per far partire la ricerca.

Altra funzione interessante di Bard è un tasto “Condividi” che attualmente supporta Google Docs e Gmail. Sostanzialmente ci permette di esportare una risposta in un documento oppure in una nuova email, velocizzandoci in alcune operazioni. Se ad esempio utilizzassimo Bard per farci scrivere una mail, con un solo tasto riusciremmo anche a spedirla, con una perfetta integrazione dei servizi.

Infine, come ChatGPT, troviamo 2 tasti, uno con il pollice in sù ed uno con il pollice in giù per valutare le risposte fornite.

C’è però un limite importante nell’utilizzo di Bard che, in questo momento, ci fa ancora preferire ChatGPT: ad oggi questo chatbot non supporta la lingua italiana. E’ possibile scrivere soltanto in Inglese, Giapponese e Coreano. Durante l’evento del 10 Maggio è stato annunciato il supporto imminente a 40 nuove lingue, tra cui l’italiano e non appena sarà disponibile vi aggiorneremo con un nuovo articolo.

I chatbot commettono ancora errori?

La risposta è si. Bard e ChatGPT funzionano molto bene, soprattutto quando vengono messe alla prova le loro capacità “offline”, quelle per lo sviluppo e così via ma abbiamo notato che se gli vengono rivolte domande legate a fatti “online” alcune risposte non sono del tutto corrette.

Ad esempio, gli abbiamo chiesto se conosceva iSpazio ed abbiamo ottenuto un’ottima descrizione del nostro sito web, sà che ci occupiamo di notizie Apple, recensioni etc etc, tuttavia come anno di fondazione è stato erroneamente indicato il 2005 mentre noi siamo nati a Novembre 2007 e, cosa ancora più grave, il nome del fondatore del sito non era il mio!

In ogni caso è possibile correggere manualmente l’AI, valutando anche le risposte che fornisce e contribuendo all’addestramento. Per questo motivo le intelligenze artificiali generative sono ottime per la stragrande maggioranza degli utilizzi, ma ciò che producono va sempre controllato.