L’Europa lavora all’AI Act insieme a Google per regolarizzare i Chatbot. OpenAI è preoccupata per il futuro

L’Europa lavora all’AI Act insieme a Google per regolarizzare i Chatbot. OpenAI è preoccupata per il futuro

L’Unione Europea ha tutte le intenzioni di stabilire un AI Act, ovvero una serie di norme a cui tutte le aziende che si occupano di intelligenze artificiali dovranno sottostare. Tutto questo sta destando preoccupazioni in OpenAI che ha anche minacciato di ritirare i suoi prodotti dall’Europa.

L’AI Act è un progetto le cui origini risalgono al 2021 ma finalizzare norme e regolamenti su un qualcosa che si evolve ogni giorno ad una velocità incredibile è piuttosto difficile e richiederà ancora tempo.

Quello su cui tutti sono d’accordo è che le AI vanno regolamentate, la pensa così anche il CEO di OpenAI il quale, in un’intervista, ha chiesto esplicitamente al governo americano di stabilire delle regole prima che le AI generative diventino effettivamente pericolose, eliminando milioni di posti di lavoro.

Le regole europee tuttavia, sono sempre più dure e stringenti rispetto a quelle degli altri governi ed Altman, il CEO di OpenAI, ha affermato che cercherà di rispettare gli obblighi ma, qualora non fosse possibile, non avrà scelta che ritirare ChatGPT e gli altri prodotti dal mercato europeo.

Le richieste dell’UE relative all’AI Act possono essere rischiose anche a livello commerciale perchè richiedono la condivisione di informazioni interne e di progettazione che la società preferirebbe non fornire. Ad esempio, una disposizione dell’attuale bozza richiede che si specifichi la potenza di calcolo richiesta per far funzionare la piattaforma, il tempo di formazione ed altre informazioni relative alle dimensioni e alla potenza del modello. Bisognerà fornire anche un riepilogo dei dati protetti da copyright utilizzati per l’allenamento del chatbot.

In passato OpenAI condivideva alcune di queste informazioni ma poi ha cambiato rotta quando si è concretizzato il rischio che i concorrenti potessero attingere al lavoro svolto per creare i propri modelli di AI, intaccando anni di lavoro e sviluppo. Inoltre, palesando quali sono stati i dati protetti da copyright utilizzati per l’apprendimento, si scatenerebbero una miriade di controversie legali, come è già successo a Stability AI, citata in giudizio da Getty Images proprio a causa dell’utilizzo improprio di immagini protette.

Mentre OpenAI esprime le sue preoccupazioni, il capo del settore della Commissione Europea (CE), Thierry Breton, ha dichiarato di essere a lavoro con Alphabet al fine di stabilire delle regole base sull’intelligenza artificiale.

Google quindi, vuole che il suo Bard risulti già in regola in Europa, facendo scacco matto ad OpenAI.

Breton (CE) e Sundar (Alphabet) sono d’accordo sul fatto che non ci si può permettere di aspettare fino a quando l’AI Act sarà pronto ed effettivamente applicabile. Bisogna invece collaborare con tutti gli sviluppatori di intelligenze artificiali per sviluppare già adesso un patto sull’AI -su base volontaria- che anticipi la legge.

Anche gli Stati Uniti vogliono intensificare la cooperazione con l’Unione Europea sull’intelligenza artificiale per stabilire degli standard minimi in brevissimo tempo, prima che la legislazione completa e definitiva entri in vigore.

Insomma le AI iniziano a spaventare e destare preoccupazioni per cui tutti i governi hanno intenzione di regolamentarle. OpenAI cercherà di sottostare alle nuove regole ma qualora non gli dovesse essere possibile è già pronta a bloccare il servizio in Europa. Google invece non vuole rischiare di dover bloccare il suo Bard in Europa e sta lavorando a stretto contatto con la Commissione Europea per la stesura di queste regole, alle quali sembra chiaramente interessata a sottostare.