TIM vince la battaglia legale: lo Stato dovrà restituire un miliardo di euro
La Corte d’Appello di Roma ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, rendendo immediatamente esecutiva la sentenza che obbliga lo Stato italiano a restituire circa un miliardo di euro a TIM. La somma include oltre 500 milioni di euro di canone concessorio, relativi al 1998, oltre a rivalutazioni e interessi maturati nel corso degli anni.
Una disputa lunga oltre 25 anni
La vicenda affonda le radici nel 1998, un anno dopo la liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni in Italia. Nonostante l’apertura del mercato, TIM fu costretta a pagare un canone concessorio calcolato in base al proprio fatturato, una pratica che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha successivamente dichiarato in contrasto con le normative comunitarie.
Secondo l’UE, gli Stati membri possono imporre alle aziende solo costi amministrativi legati alle licenze e alle autorizzazioni, ma non possono richiedere pagamenti basati sul fatturato delle imprese. Questa decisione ha rappresentato un punto di svolta nel contenzioso tra TIM e lo Stato italiano.
Lo Stato prova a resistere, ma la Corte d’Appello boccia il ricorso
Nonostante la sentenza favorevole a TIM, la Presidenza del Consiglio aveva deciso di ricorrere in Cassazione, chiedendo la sospensione dell’efficacia della sentenza, ma la Corte d’Appello ha respinto la richiesta.
Secondo i giudici, lo Stato ha le risorse finanziarie per adempiere al pagamento senza impattare sul bilancio pubblico, e non vi è alcuna necessità di sospendere l’esecuzione della sentenza. Inoltre, la decisione non impone a TIM alcun obbligo di fornire garanzie per il rimborso.
Un duro colpo per lo Stato, una vittoria per TIM
La decisione della Corte d’Appello di Roma rappresenta una vittoria storica per TIM, che dopo oltre 25 anni ottiene finalmente il rimborso di un pagamento ritenuto illegittimo dalle istituzioni europee.
Ora, resta da vedere se il governo proseguirà la battaglia legale in Cassazione o se procederà con il pagamento. In ogni caso, la sentenza potrebbe avere ripercussioni anche su altri operatori che, all’epoca della liberalizzazione, si trovarono a dover pagare canoni simili.