Il fallimento di Siri raccontato da ex dipendenti Apple
Un nuovo e dettagliato report, pubblicato da The Information getta luce su quello che viene descritto come un vero e proprio disastro interno legato allo sviluppo di Siri e della tanto attesa Apple Intelligence. Alla base del fallimento ci sarebbe un mix esplosivo di indecisioni strategiche, leadership debole, cultura aziendale troppo rilassata e un ritardo nell’affrontare la concorrenza nel campo dell’intelligenza artificiale.
Inizialmente, Apple avrebbe preso in considerazione due approcci per la gestione dei modelli linguistici: uno locale, soprannominato “Mini Mouse”, e uno cloud, chiamato “Mighty Mouse”. Alla fine, la dirigenza optò per un modello unico, basato sul cloud, ma in seguito cambiò nuovamente idea più volte. Questi continui ripensamenti hanno generato frustrazione tra i team tecnici e indotto diversi ingegneri a lasciare l’azienda.
Tra i principali ostacoli emersi, c’è anche l’approccio storicamente rigido di Apple alla privacy e la mancanza di una visione coerente tra le personalità ai vertici dell’azienda. Ex dipendenti del gruppo AI/ML di Cupertino hanno descritto una cultura aziendale poco ambiziosa, lenta nell’esecuzione e priva di coraggio, arrivando a definire il team “AIMLess”, ovvero senza una direzione precisa. All’interno dell’azienda, Siri è stata definita un “hot potato”, un progetto problematico che è stato passato da una squadra all’altra senza mai ottenere reali miglioramenti.
Anche le tensioni interne hanno avuto un ruolo, con malumori legati a promozioni più rapide, stipendi più alti e giornate lavorative ridotte per alcuni colleghi dell’AI group, che hanno contribuito ad alimentare attriti e instabilità.
John Giannandrea, a capo dell’intelligenza artificiale in Apple, era convinto di poter migliorare Siri utilizzando dataset più efficaci e tecniche migliori di web scraping, ma nel 2022 sottovalutò l’impatto dell’arrivo di ChatGPT, dichiarando che i chatbot non apportavano “grande valore” agli utenti. Nel 2023, Apple ha imposto agli ingegneri di utilizzare esclusivamente i modelli interni per i prodotti finali, eliminando la possibilità di confrontarli con quelli di terze parti, che secondo il report non erano minimamente all’altezza di quelli di OpenAI.
Nel frattempo, Robby Walker, figura chiave nel team Siri, si concentrava su piccoli obiettivi, come la rimozione del comando “Hey” da “Hey Siri”. Un cambiamento apparentemente semplice che ha richiesto oltre due anni di lavoro. Walker avrebbe anche bloccato un’iniziativa per rendere Siri più empatica nelle risposte, ignorando la proposta di usare LLM per reagire in modo appropriato agli stati emotivi degli utenti.
Un altro progetto, chiamato “Link”, ideato per il controllo vocale del Vision Pro, avrebbe dovuto consentire di navigare sul web e gestire finestre con la voce, anche in ambienti condivisi tra più persone. Tuttavia, gran parte delle funzionalità previste sono state abbandonate a causa dell’incapacità del team Siri di realizzarle.
Il passo più clamoroso è stato il video demo di Apple Intelligence mostrato alla WWDC 2024. Le funzioni più sorprendenti, come l’analisi delle e-mail per recuperare dettagli sui voli o la capacità di generare promemoria basati sui messaggi, sarebbero state del tutto fittizie. A quanto pare, nemmeno gli stessi membri del team Siri ne avevano mai visto una versione funzionante. L’unica componente effettivamente attiva era l’animazione grafica attorno al display con il nastro colorato pulsante.
Questo approccio, che va contro la tradizione Apple di mostrare solo ciò che è pronto e definitivo, avrebbe sorpreso molti all’interno dell’azienda stessa. Tuttavia, c’è ancora speranza. Craig Federighi e Mike Rockwell sembrano intenzionati a risollevare le sorti di Siri, autorizzando l’uso di modelli open source, anche esterni, se necessario, per sviluppare le migliori funzioni di IA possibili.