OpenAI si trasforma ufficialmente in una società a scopo di lucro
OpenAI ha completato la sua trasformazione da laboratorio di ricerca non profit, nato nel 2015, a società for-profit a beneficio pubblico. Il nuovo assetto prevede la creazione di OpenAI Group PBC, una public benefit corporation che agirà sotto la supervisione della OpenAI Foundation, ente non profit che manterrà il controllo strategico e detiene una partecipazione iniziale stimata in circa 130 miliardi di dollari.
Con questa mossa, OpenAI chiude un lungo processo di riorganizzazione durato oltre un anno e apre la strada a una possibile quotazione in borsa, segnando una svolta storica nel panorama dell’intelligenza artificiale.
La nuova OpenAI Group PBC resta a tutti gli effetti una società commerciale, capace di generare profitti e distribuirli agli azionisti. Tuttavia, lo statuto impone anche obblighi di beneficio pubblico, che verranno perseguiti attraverso la Foundation. Quest’ultima disporrà di 25 miliardi di dollari da destinare a progetti di ricerca, sanità e “resilienza dell’intelligenza artificiale”.
La valutazione complessiva del gruppo raggiunge così i 500 miliardi di dollari, consolidando OpenAI come uno degli attori più influenti e capitalizzati del settore tech globale.
Il nuovo assetto ridefinisce anche i rapporti con Microsoft, principale partner industriale di OpenAI, che scende dal 32,5% al 27% del capitale, pari a un valore di circa 135 miliardi di dollari.
L’accordo rivede inoltre la gestione della proprietà intellettuale: Microsoft manterrà l’esclusiva sui modelli OpenAI fino al 2032, compresi quelli che potrebbero superare la soglia dell’AGI (intelligenza artificiale generale).
È stata inoltre istituita una commissione indipendente di esperti che dovrà certificare qualsiasi futura dichiarazione di OpenAI riguardante il raggiungimento dell’AGI, un passo pensato per garantire trasparenza e responsabilità scientifica.
Tra le clausole tecniche figurano i cosiddetti “Research IP”, che includono metodi di sviluppo o addestramento proprietari e resteranno legati a Microsoft fino al 2030 o fino al raggiungimento dell’AGI. Restano però esclusi elementi come l’architettura dei modelli, i pesi o il codice di inferenza.
OpenAI potrà collaborare con terze parti per nuovi prodotti, con quelli basati su API he continueranno a utilizzare l’infrastruttura Azure, mentre i prodotti indipendenti potranno essere distribuiti anche su altri cloud provider.
Infine, la società si è impegnata ad acquistare 250 miliardi di dollari di servizi cloud Azure e potrà fornire API a enti governativi statunitensi anche su infrastrutture diverse. Non mancheranno aperture verso modelli “a pesi aperti”, come quelli della serie gpt-oss lanciati nel 2025.